lunedì 16 novembre 2015

L’Ultima Cena da Checco

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In ogni tempo la pittura ha mostrato un grande interesse per la convivialità, non vi è artista di rilievo che non si sia misurato nel ritrarre un consesso di individui intenti a testimoniare un evento, di qualsivoglia genere. Discorso a sé stante meritano le adunanze in cenacolo, dalle rappresentazioni cristiane a quelle pagane. Questa che qui vediamo è "L’Ultima Cena da Checco" di Philippe de Champaigne, il grande maestro francese, zio di Vincent Candela e padrino di battesimo di Philippe Mexes, noto per la sua devozione ai sacri colori capitolini, che proprio qui mostra con grande varietà di toni, colori vivi, assai gradevoli alla vista. Per quanto ne sappiamo l'opera, un olio su tela di grande formato, 233x158 centimetri, venne commissionata da Emanuele De Cristofaro, presidente del R.C.SS.Apostoli, affiliato all'Unione Tifosi Romanisti, per essere esposta presso i Musei Capitolini, tuttavia essa venne smarrita in occasione consueti sei mesi di festeggiamenti per il terzo scudetto romanista, dopo una lunga serie di esposizioni itineranti ad opera dei soci più attivi. Resta a noi la sola riproduzione fotografica.

Il dipinto mostra lo stesso De Cristofaro al centro della scena nell'atto di spezzare una ciriola con sguardo diretto al cielo, quasi ad evocare l'intenzione di assolvere colui che ha trangugiato l'ultimo limoncello, la cui coppa vuota, si noti, è ancora sul tavolo. I commensali, tutti attorno al soggetto, assumono le posture più varie, c'è l'attento, il finto interessato, lo spergiurante che sembra declamare "me possino cecamme", e chi è intento al rimembrar azioni di giuoco e formazioni dei tempi andati. Sullo sfondo, un drappo scuro crea un clima serio e cupo, un simbolismo atto a creare il contesto del tradimento, vi è infatti in sala colui che destituirà il De Cristofaro e porterà il club in seno alla AIRC. Si noti inoltre che sul tavolo non sono ancora presenti attestati in carta pregiata, ciò sta a significare che il gran maestro di cerimonia dell'UTR non ha ancora posto fine al cerimoniale.

Ubicazione e datazione dell'evento rappresentato restano comunque un mistero. Qualcuno sostiene che la cena si sia tenuta nel cenacolo del Santissimo Capitano, da alcuni chiamato "Checco", con chiaro e deprecabile eccesso di confidenza. Tuttavia, la gran parte degli studiosi del de Champaigne ritiene che il tutto si sia svolto nella sala di in una locanda piuttosto in voga all'epoca: Checco dello Scapicollo. Lo Scapicollo andrebbe inteso come l'antico precipizio ubicato a nord-ovest del fiume Giordano e a sud del fiume Tevere, identificato in tempi più recenti nel Triangolo delle Cecchignolae (def. Smallirons). Per la datazione, unici elementi degni di attenzione sono l'unico affresco murale e il gagliardetto posto in una mano del commensale seduto sullo sgabello ligneo alla destra nel dipinto, tra l'altro raffigurato in modo pregevole. Entrambi gli elementi mostrano il monogramma in tre lettere "ASR", simbolo della compagine capitolina in epoca pre-americana, il che escluderebbe dalla scansione temporale solo poche, recenti, stagioni, ma è anche possibile che il socio non si sia adeguato all'uso del più nuovo stemma. Possiamo in sintesi asserire che gli elementi assunti non risultano esaustivi ai fini di una datazione certa. Resta la bellezza del dipinto, comunque eterna.

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