giovedì 12 novembre 2015

The field 555

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Storia dell'‪Arte Romanista‬ ci accompagna oggi alla scoperta di un'opera entusiasmante, ma semisconosciuta, del grande espressionista astratto Jackson Pollock.
Leggenda narra che Peggy Guggenheim, non appena l'artista e la sua compagna Lee Krasner si trasferirono in quella che divenne la "Pollock-Krasner House Springs" di Long Island, regalò alla coppia una porzione di moquette appartenuta a Sir Robert Charlton (detto Bobby), supporto che lo stesso Bobby utilizzava per lo studio del Soccer, sport al quale Peggy Guggenheim, e lo stesso Pollock, si appassionarono in seguito.
Gli amici dell'artista, abituali frequentatori dell'austera residenza, ricordano Jackson utilizzare questa superficie quale sottofondo per le notissime tele prodotte e per la pulizia dei pennelli, e in effetti l'alchimia pittorica sembra ricordare almeno un paio di opere conservate presso la Yale University Art Gallery. In verità l'opera è il risultato visivo della passione dello stesso Pollock per il giuoco del calcio.
In essa, Pollock, sembra trasmutare l'essenza dell'armoniosa complessità degli schemi, nondimeno la cromaticità cinetica delle traiettorie della palla, fino alla semplice intersecazione concettuale del gesto atletico, quindi vissuto, con la staticità delle geometrie del terreno. Una sintesi incomparabile dell'amore per la disciplina sportiva che poi abbraccerà il mondo intero. Conosciamo l'opera grazie David Anfam, Senior Consulting Curator del Clyfford Still Museum di Denver, eminente esperto dell’Espressionismo astratto che ne diffuse la riproduzione fotografica, essa è infatti gelosamente conservata dal collezionista al quale appartiene. E proprio qui nasce la connessione con Arte Romanista, risulta infatti che l'opera venne acquistata da un ex-calciatore, il quale investì la quasi totalità dei suoi risparmi per assicurarsela.
In un intervista rilasciata a Agency D'Ars, trimestrale di Arte Contemporanea, l'amico Arthur Tire ricorda l'estasi dalla quale fu colto il collezionista davanti all'opera che poi acquistò: "Non smetteva di osservrla, si spostava in ogni angolo della sala per coglierne i punti di vista più improbabili. Era visibilmente scosso, la sua faccia era il susseguirsi delle espressioni più strane che abbia mai osservato. Solo ora capisco che per lui la visione dell'opera, "The field 555", rappresentò una vera illuminazione... e quanto il tutto ebbe tangibili ripercussioni sul successivo sviluppo della sua carriera professionale. Spesso, prima di match decisivi, poi rivelatisi fondamentali, nel chiuso degli spogliatoi, trascorreva alcuni minuti osservando una foto dell'opera, quasi a coglierne ogni minimo segno rivelatore, premonitore, se non propiziatorio... una vera fase mistica."
L'opera appartiene a Carlitos Bianchi.

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