martedì 17 novembre 2015

Il ragazzo senza l'orecchino da pirla

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Siamo certi che gli appassionati dell'Arte Romanista questa volta resteranno sorpresi, o magari avranno un sussulto, perché l'opera che presentiamo travalica l'arte, è un manifesto di insofferenza, un atto di disubbidienza artistica, forte, deciso, senza esitazione alcuna, a dispetto di tutto. Non poteva che essere di un autore radicalmente romanista: Ditmar van der Meer.
Ditmar, trentaseienne olandese, residente in Ceintuurbaan, nel noto quartiere multietnico De Pijp, ad Amsterdam, membro attivo del R.C. Amsterdam (AIRC), appartiene a una famiglia che ha da sempre frequentato l'arte e la pittura in particolare.
Discende nientemeno che da Johannes van der Meer, uno dei più celebrati pittori olandesi, meglio conosciuto col nome di Jan Vermeer, pittore che nella sua breve vita (1632-1675) ha prodotto alcuni tra i dipinti più famosi di ogni epoca, basti pensare a "L'astronomo" o "La merlettaia", gelosamente custoditi al museo del Louvre, o alla celeberrima "Ragazza col turbante" conservata al Mauritshuis de L'Aia, universalmente nota come "Ragazza dall'orecchino di perla", opera che ha dato spunto all'omonimo film sulla vita del Vermeer, candidato a 3 premi Oscar.

Ditmar mostra ben presto la sua abilità artistica vincendo alcuni importanti premi già all'età di 14 anni, frequenta poi l'Accademia Delle Belle Arti di Amsterdam dove si cimenta con le più varie tecniche moderne; nel contempo conosce una giovane studentessa italiana, Carla Brunetti, romana di Torpignattara, con la quale convive ancor oggi. Proprio l'unione con la giovane Carla, anche lei pittrice, approdata per lo studio in Olanda dopo una controversa storia nei centri sociali romani, fa scattare in Ditmar un autentico moto di ribellione artistica, da sempre ossessionato dal giornaliero confronto con il noto progenitore Vermeer. E' proprio attraverso questo turbamento che comincia a produrre, con tecniche sperimentali, opere in assoluto contrasto ai quadri di Vermeer e di molti altri pittori olandesi.

Per parlare del dipinto che presentiamo oggi, "Il ragazzo senza l'orecchino da pirla", abbiamo contattato direttamente Carla Brunetti, compagna di Ditmar; quello che segue è solo un breve (vi assicuriamo, fedele) estratto della lunga conversazione avuta con Carla:

«Dito (è così che lei chiama Ditmar) è sempre stato un ber cacacazzi, pure prima che me conoscesse. Er probblema è che all'accademia tutti je dicevano "er Verme (Vermeer, ndr.) sta cosa nun l'avrebbe mai fatta", "certo sta cazzata, proprio da te che sei er nipote der Verme...", e n'sacco de cose de sto tipo... me pare evidente che uno dopo npò se rompe li cojoni... mettece pure che i compagni de corso erano na massa de fighetti, pieni de sòrdi, che già lo guardavano male solo pe come se chiamava... poi, te dico, tutti tifosi dell'Ajax -  ma na squadra se po' chiamà come n'detersivo? - hanno provato pure a trascinallo allo stadio, ma lui capirai... preferiva annà ar cinema. Poi però semo annati all'Olimpico a vedé la Roma de Spalletti... te dico, lì è stato amore a prima vista, s'è comprato più libri lui sulla Roma...

Vabbè, tu voi sapé der quadro, no? E gnente... na reazione de panza, cell'hai presente? Pe prima cosa ha rimediato na scanzione der quadro der Verme, quello dedicato a qua' trojetta coll'orecchino, poi l'ha mannato a fa stampà su tela... proprio da una de Roma, na certa Irma - lui però dice ch'è n'omo... nun ho voluto approfondì - n'somma, questa je l'ha stampato su tela cor plotter, n'ber lavoro devo dì, sembrava vero. Quanno è tornata la stampa l'ha intelajata e ha cominciato a dipingece sopra coi colori acrilici, coi smalti e artra robba che conosce lui, poi è passato all'invecchiamento... ammazza, forte! Sembrava tutto screpolato come quello vero, Dito quanno ce se mette fa certe cose da paura... comunque, te dico, c'ha messo un par de giorni, mica deppiù...

Tu voi sapé che c'ha voluto rappresentà? Mbè... tutto e er contrario de tutto. Indove c'era la pischella tutta sdurcinata lui c'ha messo un ber negrone - volemo parlà de Gervé? N'hai visto che robba... 'no stambecco, n'omo de na bellezza antica - indove che c'era lo sguardo triste e supplichevole, lui lo fa guardà proprio da n'antra parte, come peddì: "chivvesencula, io parto e la butto dentro"...volemo parlà dei colori? Bianco sporco, giallino, celeste, azzuro... maddeché, lui ha fatto tutto giallorosso... che je vòi dì? Poi l'orecchino... un vezzo, na mignottata, dimocelo su... magari ar Verme j'avrà fruttato pure na chiattella, ma nsomma... Dito l'orecchino nun ce l'ha proprio messo - a parte er fatto che je ricordava Cassano, che lui a Cassano nun lo poteva proprio vedé, je sarebbe passato sopra colla machina... - nsomma, j'ha dipinto er lobo nudo, senza pallette, cerchietti e pirsing de sòrta... Comunque Gervigno come lo metti sta, è bello come n'angelo... pensa che io a Dito j'ho chiesto de dipingelo come n'angelo de van Dyck...»

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